di Sebastiano A. Patanè-Ferro

lunedì 1 febbraio 2021

Mariangela Ruggiu

 

Mariangela Ruggiu - Il velo opaco - 2020 -Terra d’ulivi Edizioni

 

La concezione cartesiana dell’essere umano, separa la res in atti cogitanti e atti estesi e mi pare d’aver capito che non sono possibili interferenze tra il pensiero racchiuso nel mentale e la sua estensione operata e adoperata dal corpo, a meno che non vi siano in atto alterazioni esterne (volontarie o involontarie).
Ho sempre creduto che la poesia, nel suo stato naturale che è quello di energia, possa sollecitare notevolmente le barriere che impediscono l’interazione tra il pensiero e l’esteso, fino a disgregarle temporaneamente.
Ecco, quindi, che nasce una necessità, un’urgenza metafisica che separi le due posizioni essenziali che, altrimenti, confluirebbero inevitabilmente nella confusione.
Si tenta, allora, di creare trincee, muri, paratie, e ognuno si affida anche all’istinto, Mariangela Ruggiu, in vece, crea il velo opaco.

Questo discorso nasce da alcune riflessioni della stessa autrice che in diversi occasioni ci siamo ritrovati a considerare, riflessioni che poi hanno trovato il culmine in questo libro.
“La poesia” dice Mariangela Ruggiu, “è in grado di impregnare la parola di quella magia che la trasforma in un concetto profondo comprensibile solo all’anima”.
Anima quindi mente, cioè, la parte concettuale della parola, elevata a poesia, ritorna alla mente e da lì si diffonde. Ecco perché il velo, non un muro, ma un filtro che lascia passare l’essenza separandola dalla fisicità senza escluderla.
 
Il velo opaco è un libro che, più che scritto, è  intessuto nella  trama del sogno, coi fili del dolore, della gioia, della morte e tutte quelle vite che si sono susseguite lungo il sentiero che la Ruggiu ha camminato seguendo la luce della poesia.
Le parole si muovono in una danza, direi ancestrale, che arriva sino alla commozione, e vanno e tornano, cangianti di colori e toni,  con sempre più profondità recondite, dal nucleo dell’intera area semantica e le sue innumerevoli chiavi che permettono di penetrare la parte finale di quel pensiero nuragico, che innalza e racchiude, proteggendo la magia

“scrivere versi è arte silenziosa
sopporta appena il mormorio dell’acqua”

leggo a pag 38 e mi fermo diversi minuti a chiedermi se davvero è così, se il tumulto interiore che tenta di sconvolgere l’atto cogitante, davvero, non raggiunge il suo scopo, poi capisco che solo la consapevolezza del sé poetico può escluderlo, e che la signora Ruggiu è una poetessa consapevole non tanto della sua poesia, ma della poesia e del mormorio dell’acqua che per me ha la stessa valenza del piccolo vento delle edere di Lorca che solo andando a Granada si può percepire interamente.

“la poesia che vorrei scrivere non la so scrivere”

e intanto la sta scrivendo, ma prima di cominciare,  l’ha già vissuta in una forma che, a lei stessa, è rimasta sconosciuta fino alla fine, una forma senza versi, senza parole, fatta solo di un astratto esistere in altro modo, un modo che Mariangela, infine,  riesce ad afferrare cosciente che le parole, poi, non basteranno, che saranno poche e non avranno tutti i colori della mente. Non sa, lei, che c’è la sua grande anima di poeta, figlia di quella terra magica, che chiuderà il cerchio e metterà le ali alla parola affinché arrivi fino a noi.

A me arriva così: bellezza e magia.

 

*
certi giorni pesano sugli occhi
come se l'aria fosse di pietra
 
vorrei dormire, essere in un altro luogo
non vedere tutto questo male dispiegato
la parola vera sotto la polvere
uomini che si sciolgono in pozze di fango
 
so già la fine prima del principio
 
questo correre inutile in un luogo vuoto
questo salire senza ascesa
questo ridere senza allegria
 
eppure è semplice come il respiro
la perfezione dell'acqua, il fiato degli alberi
la tua parola d'amore
 
per noi che sappiamo confonderci
 
 
*
 
è tempo di lasciare la casa
spogliarsi della paura
e lasciare le scarpe appaiate
dietro l'uscio
 
lasciare sul tavolo l'identità
tutte le poesie scritte, i libri
 
portare solo pane e zucchero
 
e una penna per scrivere sulla pelle
parole di rivolta
 
è tempo di lasciare la casa
queste mura di carne venduta
questa storia incagliata
 
il potere ha ucciso ogni uomo
 
ma resta la poesia
pane per la fame
zucchero per la dolcezza
spade per la guerra
 
parole per il risveglio
 
 
*
 
sto dieci passi indietro
dove la polvere si posa
e il vociare non arriva
o è appena un mormorio
 
non c'è terra di conquista all'orizzonte
non c'è traguardo con premio di medaglia
 
scrivere versi è arte silenziosa
sopporta appena il mormorio dell'acqua
 
la bellezza quando germina non fa rumore
 
 
*
 
penso a volte che queste vaste distese di bianco
non chiedano segni quotidiani di presenza
 
so che il silenzio è un'arma di difesa, e la indosso
sempre più spesso per perdermi nelle dissolvenze
 
ma la storia ha colori accesi a partire dal nero,
iniziarono in due ad uccidersi, ora moltiplichiamo
l'odio miliardi di volte, contiamo le croci nei muri appese
 
ci fosse una resurrezione
si riempirebbe il cielo di ritorni
invece solo l'autunno si riempie di voli
 
solo gli alberi non uccidono
 
i rami al cielo aspettano che passi l'inverno
che passi il gelo




Mariangela Ruggiu è nata e vive in Sardegna, ha fatto studi classici, mentre, per gli studi universitari, ha scelto la facoltà di Scienze Agrarie, ma sempre facendo spazio alla poesia, anche se a un certo punto della sua vita ha scelto di smettere di scrivere riprendendo casualmente, solo alcuni anni fa, in seguito alla pubblicazione delle sue poesie giovanili nel libro “Amori soli”, pubblicato nel 2010 con la casa editrice Albatros.

Questa esperienza è stata motivo di una nuova ricerca poetica che l’ha portata a nuove, più mature e consapevoli pubblicazioni: nel 2012 “Versi @ versi” per Rupe Mutevole, nel 2013 nell’antologia “Scelte vincenti”, della silloge “Mi hai lasciato uno scrigno di parole” per la Casa Editrice Fara Editore e nel 2014 per lo stesso editore, nell’antologia “Opere scelte” è stata pubblicata la silloge “Amore integro”. Nel 2015, nell’antologia “Sulla carta del tempo” è stata pubblicata la silloge “Resta anche domani, faremo passare la notte”, per Terra d’ulivi edizioni.

Nel 2016 sempre con Terra d’ulivi edizioni ha pubblicato “Il Viaggio”, che ha vinto il secondo premio al concorso “Premio Letterario Internazionale Città di Sassari”, mentre nel 2017, nella successiva edizione dello stesso Premio, una sua poesia inedita, “Che ne sarà di questo amore domani”, ha vinto il primo premio per la sezione inediti. Nel 2018, ancora con Terra d’ulivi edizioni ha pubblicato “Il suono del grano”, che è stato premiato dalla giuria delle scuole nel “premio letterario Internazionale Città di Sassari” del 2019. Nel 2020, sempre con Terra d’ulivi editore, viene pubblicato  Il velo opaco.

 

per ordinare il libro:

http://www.edizioniterradulivi.it/il-velo-opaco/238

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