di Sebastiano A. Patanè-Ferro

sabato 30 luglio 2011

Romina Capo





Assenza di maiuscole (almeno nelle ultime produzioni),  punto slittato che sostituisce la virgola, sintassi polimorfa ed impianto semantico lessicale di volume descrittivo straordinario, soprattutto nel pragmatico: Romina Capo.
Attraverso la sua poetica, Romina Capo, ci permette di radiografare il concetto espresso fino all’ultimo capillare argomento;  spinge la visuale oltre ogni barriera, senza perdere di vista il punto di partenza, lasciandoci la chiara concretezza dell’intero nonostante la frammentazione in dettagli.

oltre gli ingressi del cuore
le scapole scarnite .meraviglia
oltre i palati .i palpiti scomposti
del dirti .affacciati dentro me.
un tumulto cieco
nella conca dello sterno .e scorgo
un battito eterno .che quasi ti somiglia.

Ecco con quale strumenti l’autrice affronta i soggetti, procedendo con localizzate scansioni corporali, ma anche sensoriali, che infine danno l’insieme perfettamente connesso al suo essere poeta e donna.
L’eros, costantemente presente nella sua poetica è, per la Capo, un punto d’espressione e di riferimento d’elevata importanza e, dipendentemente dallo stato di frequenza, sottolinea  le pressioni esercitate dal corpo e dalla  mente sulla realtà quotidiana, mostrandoci non soltanto un erotismo derivato da essenze pressoché astratte, ma anche di provenienze anatomiche ben precise (sterno, scapola, palato) di cui spesso si trascura l’importanza o, alle quali, non si da la stessa considerazione erogena di altre parti.
Romina Capo, con la sua poesia,  nobilita ogni minima corporalità, senza censure e con tanta passione.










ogni persona è un abisso .vengono le vertigini a guardarci dentro


oltre gli ingressi del cuore
le scapole scarnite .meraviglia
le fradice fronde delle braccia
contenenti .contenute .contente
e foglie di saliva arcuate
oltre i palati .i palpiti scomposti
del dirti .affacciati dentro me.
più oltre .scosta l’inutile e vedimi
ché nelle vene restano sempre
le imprevedibili eco dell’abbandono
il suono scricchiolante .sabbioso
della paura .nell’agguato del sangue
rabbioso .un tumulto cieco
nella conca dello sterno .e scorgo
un battito eterno .che quasi ti somiglia.



2souls4hands


distrarre le pareti
ferirle con una soglia
immaginaria e imperfetta
smerigliata con punte di lapilli
varcare in punta di piedi
il labbro proteso sui cardini divelti
offrendo parola nuda
a corpi senza volto.



*

Restano nel sangue .le incongruenze
la chimica affaticata dal non detto
gli sguardi a lisca di pesce .ordinati .precisi
che così li vogliono .a scanso di conseguenze
Poi più in basso le mani .a rastrello
la gonna alzata e uno sbuffo di pelo
.un nido sconvolto.
il tuo uccello senza più facili abbeveratoi
e noi .un improvviso bluff
dietro le cicatrici degli occhi.




m'arrischio in luce..


E poi .così
nelle ore sciroppose della notte
addentrarmi nella Pigalle dei tuoi sogni
coi seni finalmente sorridenti
Sia. liquida mi ricurvo sgorgando
nella ciotola della tua bocca
Come calle per le conche dei tuoi occhi
per gli sbocchi del tuo ansimare
per il tuo dire .per il tuo dare
appaio pupille .degl’occhi l’asole
nei crepacci delle gole gli echi
Amore mesce odore rosso scuro
e sprechi d’impazienza .lingua tocca
penitenza d’una spalla .indice
annoda il mio ventre al tuo fianco
Stanco s’arrende .liscio .risplende
abbaglia e cola .io e te una luna sola
Lisca di notte m’attende all’uscio
m’arrischio in luce .con voci piccole
che mi sgorgano dai seni.

3 commenti:

undercaos ha detto...

sempre bello leggeti.

Maria Grazia ha detto...

L'ho letta senza i punti
e l'ho trovata molto più incisiva

Sensibilissimo Sebastiano nella tua critica .
Grazie!

Nicolò Pintacda ha detto...

Poesia genuinamente innovativa, quella di Romina; e d' insolita eleganza formale