di Sebastiano A. Patanè-Ferro

martedì 28 febbraio 2012

Una poesia di Alessia D'Errigo



I comandamenti dell’infanta 


Alessia D’Errigo non si limita a descrivere pensieri e sensazioni, va oltre la scrittura e la rende “visiva” con il gesto che traspare in ogni verso. La sua poesia è, soprattutto, movimento, corpo che parla oltre le parole; sono mani che si intreccino, piedi che battono… 
In questo testo di grande bellezza ed eleganza quello che risalta con maggior forza è la necessità del dire senza mezze misure, un dire che non è di propria appartenenza ma universalizzato attraverso la preghiera/denuncia per un uomo che va dis-perdendosi

allontanatevi dall'ipocrisia - guardate:
la terra è vergine tra le costole

La richiesta di lealtà e sincerità al sé profondo,  a quella parte veramente “umana” che tenacemente resiste, che mette la pietà prima di ogni esigenza e la preghiera come intervento efficace per alleviare il dolore della distruzione dei valori fondamentali. è una espressione di grande attaccamento alla terra, alla natura che, comunque, ci segue come una madre ed in quanto madre non si può tradire.
Alessia D’Errigo soffre questa poesia e ne fa una croce. 



ANTEFATTO:
ho smesso di scrivere dettagli
l'imbocco con cucchiaini vuoti
lo lascio ai dementi 
a chi ama crogiolarsi in chiacchierii



I

io dissemino sperperi di albe
tuorli del cuore
come sassi salati e ingombranti
che occupano le tasche dei sognatori
ed esco dal guscio liscia e umida
come appena nata
posizionandomi tra le braccia di dio



II

(è a volerlo, il male, che si finisce per averlo)



III

allontanatevi dall'ipocrisia - guardate:
la terra è vergine tra le costole
è di carta trasparente il calco del cielo
confluisce appena la pena
il richiamo irrigidito della morte



IV

ho presupposto aspettative cieche
ho aspettato divaricata alle pendici del mondo
ho arso pezzi crudeli d'oblio
avvicinandomi appena alla pietà che spetta ai morti
ho perso
(ma tu non ridere)




V

donami la tua unghia
è tutto ciò che veramente ha asportato lembi di cuore



VI

su questa terra 
(trogolo di nervi)
lascio lo specchio dei sensi
a ritroso
per permettere all'ultimo di voi
di essere in me



VII

ecco che nel futuro incerto
la natura spinge il suo sasso
lasciando sferici cerchi all'infinito
(siate lo schianto)



VIII

per questo svago 
dove la notte raccoglie trecce d'addio
cingete lievi il passaggio verticale di un angelo
dimenticando (immemore) 
dimenticando (in memore)
dimenticando



IX

in voi si racchiude il sapere
apritevi al varco
quando l'io tenderà ad assurgere



X

trasfondimi dio
purché quell'io possa amarti




PREGHIERA:

osannare nature impure
del loro mare vergine
(sia sempre gloria)
come gloria sia
l'eremo del mio oblio
cantuccio di pene sensibili
varco di stelle in caduta
purché io cada
purché senta
e pronunci ancora il nome mio
osanna
dai pascoli bianchi
osanna 
ritrovi la via
cerchio e fionde
congiungano
il braccio di spine
all'occhio di grano
cerchio e fionde
e sia...

3 commenti:

Federica Galetto (Nightingale) ha detto...

Una Poesia meravigliosa che occupa tantissimo spazio e si dilata fino ad arrivare al Cielo. Complimenti sinceri all'autrice e un grazie a Sebastiano per la proposta.

Federica Galetto

Maria Grazia ha detto...

Concordo con Federica . Una gan bella poesia .
Grazie a Sebastiano .

Distanze a Nord ha detto...

Ah Alessia..." donami la tua unghia
è tutto ciò che veramente ha asportato lembi di cuore " " dove la notte raccoglie trecce d'addio " Mi trastullo, stasera, nell'adagiarmi sugli splendidi versi che leggo in te ed in questo stupendo angolo creato dall'amico Sebastiano. Sempre stupendo leggerti, cara Alessia. Aita Carla