di Sebastiano A. Patanè-Ferro

domenica 13 maggio 2012

Daniela Casarini

Segnature

  
Ho sempre considerato Daniela Casarini, un autore poliedrico, dalla scrittura mobile e nobile, dalle capacità descrittive imprevedibili. Lei, interamente connessa ai molteplici aspetti con i quali la quotidianità si avverte, riesce a posizionare ogni gesto, ogni suono, ogni parola al posto giusto senza temere (ne potrebbe aver motivo) fraintendimenti. La sua poesia, spesso dalle inusuali strutture e linguaggi, si muove come acqua chiara agli occhi del lettore (magari alla seconda lettura) che usufruisce di una gamma vastissima di oggetti metaforici e richiami efficacissimi al “tutt’intorno” comune.
Sperimentalista instancabile, ma anche ottima trasformista, la Casarini, quando scrive, esce dal tempo e si inoltra nei territori inesplorati dove le sue “diverse” realtà s’incontrano e diventa difficile riuscire a distinguere la scrittrice del mese prima.
Conobbi Daniela presso i vari forum che frequentavo anni fa e nei diversi siti era iscritta con nik diversi. Devo dire che non mi venne facile collegarli, infine ad una sola persona. Ma c’è da dire che tutti quei personaggi (quattro) riuscivano a farmi innamorare della loro scrittura e solo dopo le “rivelazioni” riuscii a trovare dei collegamenti, ma talmente minimi che a tutt’oggi potrebbero lasciarmi dubbi.
Lei mi ha insegnato la molteplicità delle forme e delle significanze nella scrittura nonché le immense possibilità che può avere un poeta nel creare. “Ogni giorno non è uguale ad un altro” dice, e noi cambiamo istante dopo istante come l’acqua di un fiume. Per lei, ed oggi anche per me, non è importante la possessione di uno stile ben definito, bastano alcune tracce!

Cosi si esprime Francesca Coppola in una sua disamina su questo testo:
“[…]
“Segnature” ha tutto del trapasso, vedere, -letteralmente- la luce, svestirsi della materialità; davvero evocativa l’immagine dei capelli ammainati come bandiere. Il titolo fornisce indicazioni particolari, significa insieme di pagine che costituiscono un elemento dell’intero lavoro editoriale, partendo cioè da un unico foglio. Quell’unico foglio di partenza è l’autrice,  le emozioni, gli anni, le esperienze, i sodalizi, gli amori sono l’intelaiatura. Ma il titolo potrebbe richiamare anche altro, artisticamente parlando e mi riferisco alle Stanze della segnatura di Raffaello, che con ogni probabilità hanno influenzato l’esteta Daniela. Essa contiene i più famosi affreschi del pittore. L’ambiente prende il nome dal più alto tribunale della Santa Sede, la “Segnatura Gratiae et Iustitiae” e si propone di rappresentare le tre massime categorie dello spirito umano: il Vero, il Bene e il Bello, tutti temi che scorgo come perle fra i versi.
Il Vero:
Uscirò dagli abiti scuri, dallo stempiato dei capelli
ammainati come bandiere
Le mani sono a morsi

Il Bello:
torno alle grate della segnatura
all’aure candide
veleggiante
sul collo della montagna
con le margherite e il significare del vento
l’origano, i seni fuori dagli orli

Il Bene:
sarò l’inclinazione di un corpo
tendente
alla genuflessione
Sarò la mia stessa genuflessione
nell’odore che viene prima di ogni pioggia
Sono solo supposizioni, certo, ma se chi scrive riesce ad aprire mille congetture, se riesce ad insinuare dubbi, se ha il potere di incanalare nel tuo ventre emozioni non tue, è di certo arte, appunto poesia.”

Intimamente amo la scrittura di Daniela Casarini, poeta consapevole e imprevedibile.




Segnature


Uscirò dagli abiti scuri, dallo stempiato dei capelli
ammainati come bandiere
Le mani sono a morsi
Le porte si apriranno, me lo aspetto
vedrò i riverberi al di là
dove il mondo è mondo. La strada che sovviene
è quella ombrosa e le mattine
rilasciano il dolore
attraverso il sangue, che picchietta
sulla mia commedia
Se questa mai sarà la guarigione
torno alle grate della segnatura
all’aure candide
veleggiante
sul collo della montagna
con le margherite e il significare del vento
l’origano, i seni fuori dagli orli
sarò l’inclinazione di un corpo
tendente
alla genuflessione
Sarò la mia stessa genuflessione
nell’odore che viene prima di ogni pioggia
Di goccia, un tramite ai rosai
lo sterrato a maggio
l’anello da benedire come una reincarnazione


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Daniela Casarini  -  Le cattedrali


Devo distaccarmi dall’affetto artistico che nutro per Daniela Casarini e concentrarmi sul testo che trovo “diverso”, per tematica e costruzione, dai componimenti precedentemente letti.
Qui, a differenza di altri testi scopro una Casarini che s’innalza e spazia più a largo raggio sulla “poesia” universale; al di là del titolo emblematico sul quale l’autrice non lascia riserve, trovo paralleli verso una poetica da me molto sentita che è quella lorchiana dell’ultimo periodo. Mi riferisco a testi scritti da Garçia Lorca a New York tra il 1929 ed il 1930. 

Già dalla prima strofa 
davanti a te, oh figlio 
da battezzare l’acque, sciogliendo 
corsi ai piani, per tramandare 
meriti alle madri 


non mi viene difficile associare il dolore lorchiano descritto in un testo che parla di un bambino morto annegato, perché questa è l’interpretazione che darei al “da battezzare “l’acque”; non mi sembra che sia l’acqua che battezza il figlio ma al contrario c’è un’acqua da battezzare!

Troviamo anche dei riferimenti biblici inequivocabili nel testo e nei significati ma mi voglio attenere al brano poetico seguendo questa mia chiave di lettura.
I “meriti alle madri”, laddove nelle madri sono le cattedrali che da sempre mi hanno dato la sensazione di matriarche apprensive, autorevoli e ammonitrici… col merito della resurrezione attraverso la fede. 


Nella seconda e terza strofa, il riferimento biblico è evidente: il piccolo Mosè lasciato alle acque di quel Nilo che scorrerà più avanti anche a Brooklyn ma in un soggetto che vede, almeno dal mio punto di vista, un parallelo con tratti di poetica lorchiana dove si emula un grande vecchio: Walt Whitmann. Ed è qui, in questa strofa dove le caratteristiche di questi grandi poeti si fanno più evidenti e forti. 

Vorrei non essere frainteso su questi parallelismi, per me si tratta, come ho detto prima della sintomatologia della poesia universale. 




Le cattedrali 


davanti a te, oh figlio 
da battezzare l’acque, sciogliendo
corsi ai piani, per tramandare
meriti alle madri

e così via, alberi
da rintracciare l'Esodo e il Levitico
tra canti ossianici o il Nibelungenlied

ogni invenzione
crebbe di padri
ogni angolo la storia


dall’isolotto di Brooklyn, come se scorra il Nilo
sta l’infanzia, l’uscire fuori
tra le cattedrali di giunchi o lillà primaticci
il trastullare cenci senza appartenenze
o stelle a più di cinque guglie
per sceriffi assuefatti alla manna

e d’erba comune, d’acqua
ogni fanciullo





Daniela Casarini vive e lavora a pochi chilometri dalla sua città natale, Voghera, in provincia di Pavia. La sua formazione artistica avviene essenzialmente nel campo della pittura, disciplina che pratica fin dall’età scolastica. Diplomata al Liceo Artistico, mette a frutto le sue doti creative, con mostre di pittura e di disegno. La passione per la scrittura è di gran lunga successiva. Essa irrompe in brevissimo tempo, nel gusto di selezionare attimi, che siano attimi di conoscenza di sé, fuori dal clamore, per arrivare a scegliere o a escludere nella ferma comprensione dell’io.

Nonostante la sua attività poetica sia iniziata da pochi anni, la sua poesia è presente su diverse antologie, blog e riviste letterarie di prestigio.
Tra tutti: L’antologia di “The Cats Will Know” (feb 2007)
HISTORICA-IL FOGLIO LETTERARIO (nov-gen 2008/2009);
il blog letterario VDBD (luglio2009/novembre 2012)
Clepsydra,Edizioni-Ebook di poesia (ott 2009)
il blog letterario “Le vie poetiche” in Ebook, video e singoli testi (anno 2010)
Ha condotto lei stessa, un blog letterario collettivo. E attualmente amministra un forum-laboratorio di poesia.
Ha collaborato con Anila Resuli per Clepsydra Edizioni e Poesia 2.0, per le rispettive sezioni video.
Con Anila Resuli, inoltre ha in corso una raccolta di poesia a quattro mani.




4 commenti:

daniela ha detto...

Certo è che a volte ci si chiede chi potrebbe mai cogliere il nostro pensiero quando si scrivono cose come questa. Quando accade è davvero gratificante.

Ecco che dico grazie a te, che hai colto Mosè e Whitman in pieno. Ho proprio messo in parallelo le loro vite, gli ambienti in cui sono vissuti (dall’isolotto di Brooklyn, come se scorra il Nilo), quelle cattedrali di giunchi e di arbusti, che tanto sembrano alti quando si è bambini e l'acqua, intesa come corso di vita, che siamo noi a battezzare, immergendoci dalla sorgente alla foce. E poi le madri che anche loro sono cattedrali, portatrici di geni, e di storia, le nostre guide, i nostri alberi genealogici (non dai padri… LOL). Hai fatto centro anche qui quando parli di sensazione di matriarca

C'è però una cosa quasi impossibile da individuare, che illustra il ruolo della donna (madre in questo caso) come guida in un contesto contrario, facendo risalire a lei tutte le colpe dei figli. Una ricerca in questa direzione mi porta a Paolo Villaggio. Ebbene sì, il nostro “mitico Fantozzi” in veste di scrittore ha scritto un libro che credo pochi conoscano: “Storie di donne straordinarie”. Qui troviamo la svalutazione di alcuni personaggi straordinari, della Bibbia, dell’arte, della musica, ecc. dietro ai quali (agli errori dei quali) si nasconderebbe sempre la figura di una donna (sempre madre, nel nostro esempio).

"Mosè per esempio lo descrivo come un tossico, dedito alla manna, cioè al kift, che fuma da mattina a sera. I meriti sono tutti di sua mamma Myriam". (dice lo stesso Villaggio)

Insomma una relazione che ha del paradossale (Whitman-Villaggio) che ho cercato di amalgamare tra i versi, con l’immagine degli sceriffi con le stelle a sei punte.

Annamaria Giannini ha detto...

Questa poesia racchiude tanti di quei mondi che va letta e riletta..., per poi stupirsi degli accenti non colti a prima lettura che ti lasciano in bocca la sensazione di dover scoprire qualcos'altro.

sonia tri ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
sonia tri ha detto...

"Cattedrali".Già il titolo induce il lettore a raccogliersi nel tempio sacro più importante.Possa essere questo una chiesa o una madre, tuttavia prescindibili per significato e fine ultimo.
Questo, nella piena benedizione alla vita mediante l'acqua che in un atteggiamento di profonda interpretazione spirituale viene battezzata, cioè iniziata, celebrata con riferimento all'Esodo, in quanto partenza verso una terra promessa che si eredità fino ai giorni nostri e continuerà sempre. Questa poesia mi giunge come una Genesi ad ampio respiro, significativo per l'esistenza dentro fiumi distanti per confine e storia, ma puri universalmente di acqua ancestrale. Dove si rivela il paradigma di ogni cosa, carpito da un W.Withman intimista attento e da un Garcia Lorca affidato alla benevolenza di una spiritualità occulta, un vento emotivo un profondo dire interiore. Lo stesso dell'autrice che raccoglie la bellezza esistenziale in una sintesi sacra di millenni e attimi.