Quando
Gisella Torrisi mi presentò l’ Oniria, per un attimo rimasi perplesso, ma
giusto un attimo, il tempo di mezza lettura!
Man
mano che la vicenda della “non morte” andava avanti, cominciò ad affascinarmi.
Sapevo
della tendenza al “no sense” di Gisella, una tendenza che spesso l’ha portata
alla composizione di monologhi poetici, molto al di fuori del classico, e già
spostati verso un’avanguardia che , in sé
aveva tutti i presupposti per diventare “forza poetica presente”.
Qualche
giorno dopo, Nunzio Cartalemi mi propose
la lettura del Lycalione.
Oniria, è il classico personaggio “strano”, un po’ bordeline, che la famiglia e gli amici, vivono come, “al di là delle frontiere”, oltre i segnali che determinano la vita quotidiana alla quale siamo troppo abituati, e spesso non è vista come “cosa buona”. Lei vive in un sogno, che non realizza del tutto perché manca la volontà assoluta. Infatti, non tutti la seguono nel suo volteggiare attorno ad un concetto un po’ fuori dagli schemi. Lei vive una “non morte” che non tutti percepiscono come tale, alcuni la identificano come “depressione da sensazione di inutile vivere” vista la difficoltà del personaggio di realizzare anche il più piccolo dei sogni; altri, invece, percepiscono questo stato di cose, come una ribellione ad uno stato sociale che agglomera tutti, disintegrando l’individuo come unità e globalizzandolo, però, in una collettività disinteressata e un po’ troppo prevedibile. Col Lycalione, Oniria, può varcare la soglia del reale e transitare in quel territorio dove tutto è possibile: il sogno nel sogno, livello superiore di smussatura della realtà già compromessa dai tentativi contrastati da altri personaggi attorno a lei.
Oniria
rivela e risolve del tutto il suo disagio, attraverso quel sogno dentro il
sogno, dove tutti sono d’accordo per cambiare lo stato delle cose, con
sollecitudini, visioni e compromessi atti a modificare la realtà, in qualcosa
di più accettabile per l’uomo che si ritiene “libero” dai dogmi che la società
ci impone da sempre. Lycalione riprende il tema della fede in qualcosa di
superiore che non è l’idea di religione organizzata, ma qualcosa dove ognuno è
libero di gestire i propri principi senza coinvolgere masse in organizzazioni
che tolgono umanità a favore della meccanicità.
La
fusione dei due lavori diventa indispensabile per il completamento ideale e per
risolvere l’esasperato desiderio di Oniria di comunicare con la sua voce intima
e reale, e di Leonlupo che vive, cosi, la metamorfosi che gli permetterà di
identificarsi nel genere e di realizzare e realizzarsi attraverso quel sogno.
Mi fa pensare, tutto questo, alla prevaricazione del raziocinio sulle logiche
istintive e, con le soluzioni trovate dai due giovani autori, alla necessità di
interrogarsi sulle capacità degli animali per il rispetto della natura,
considerando ed evidenziando il fatto che Lycalione è un improbabile incrocio
tra un lupo, un leone e che, umanizzando entità come il Fuoco e la Cometa si
evolve fino a diventare, egli stesso, un essere umano. Non sappiamo se alla
fine Oniria ha risolto il suo desiderio ma, certamente, ha chiarito il perché
della sua “distanza” nel rapporto con gli altri.
Anche
Lycalione è riuscito nel suo intento, riproponendo la rinascita della fede come
unico punto di riferimento per l’uomo, che gli permette di continuare a
rimanere all’apice della piramide.
Ecco alcuni passaggi da “Oniria”:
[…]
Governante
(Tono deciso ma umile.) Oniria rimarrà in questa casa,
dove dovrebbe andare? (Dolce ma con tono spaventato
dall’idea di perderla. ) Il professor Cornelio si prende cura di lei, la
cosa più importante e che nessuno venga a sapere (Si tocca
il petto nascondendo il pianto.) di quello che accade qui… io non ho mai
avuto così tanta paura e…
Ludovica
(Con tono secco.)
(Con tono secco.)
Signora
Margherita! Un po’ di contegno la prego, non siamo venuti a perdere tempo con
le sue preoccupazione! (Sorridendo beffardamente si avvicina ad Oniria, ma non troppo.)
Ma
ti sei presa anche il libro?
Oniria
Sì, e ho preso anche un non
pane e una non acqua! E tutto il tempo del mondo, e lo spazio e…
(Sospende il monologo introspettivo per
riprenderlo dopo.)
Saverio
(Rimproverandola ma con dolcezza.)
(Rimproverandola ma con dolcezza.)
Oniria! Allora che c’entra il
libro? Prenditi questo quaderno vuoto… (Ride.) Tieni, guarda!
(Il suo tentativo è farla scrivere come un tempo.)
Tieni, scrivi! (Sussurrato fra sé.)
Oniria
No! Ho avuto troppi quaderni vuoti, anche quelli senza copertina rigida, ho amato solo tanti quaderni vuoti! (Pausa.)
(Si gira verso Ludovica.) E poi, e
poi non sai che un libro è anche non un libro? Lo diventa quando io ci cado
dentro, questo la non morte lo sa fare benissimo!
(Comincia a leggere il libro rigirandosi verso
il pubblico.)
Nei meandri più antichi del nostro spirito inquisitivo si nasconde una prigione che condanna innumerevoli
istinti, questa repressione
avviene per forgiare lo spiri
to e rendere le barriere del
mortale superabili…
(Tono musicale.)
Cinque giorni di non morte e sto… (Seria.) non male… cinque giorni di incontri e
scontri, dal midollo alle mie mani, un tempo così fredde! Cinque giorni per me
e per te mia piccola Margherita, bambina ancora non nata, ti lasciai un
suicidio scritto in corsivo… muoio ancora un pò da allora…
(Facendo finta di
cullare un bambino.)
sussurravo…
nel posto in cui abita la notte: vivo!
(Pausa. Morde le
braccia disperata.)
Vivo
altrove, dispersione imprudente
di
Dio, colpa sua che ha lasciato cadere la luce inframmetti in ogni noi.
(Si sposta sicura di
sé verso il tavolo, tutti ascoltano con occhi spalancati tranne Cornelio ed
Isabella che ora in piedi, spalla contro spalla, fissano per terra.)
Code
e code di anime che aspettano! Oh mio Cornelio, oh mia Isabella! Quanto vi amai
in quel tempo in cui eravate platonicamente sfera!
[…]
Ancora
da “Oniria”:
[…]
(Si mette per terra e
fa un gesto di spingere come un parto. Riprende il foglio.)
Rendere
le barriere del mortale superabili, qui…
(Si tocca il diaframma
con un tono che scandisce ogni
singola parola.)
c’è
tutta la vostra luce! (Urla.) E’ tempo di non morte! (Pausa.) Lo
capisci questo?
(Accarezza la testa
di Saverio baciandolo in fronte.)
A toccarmi le cosce quanti inutili uomini che
progettano senz’anima, (Si gira verso il pubblico.) e loro crescono, ed
io? Divengo. Sono tutti i suicidi! ma anche tutti i lieti fini, (Sussurrando.)
quelli che dicono: eccome vissero!
Una
stella non cade, non si spegne, al massimo…
(Mani davanti al
volto poi sul collo.)
ed io?… Oniria (Risata grassa e liberatoria.) quanti
luoghi danno significati alla realtà? Tutti quelli che abito, in tutte le vite
che penetro. Anche questo la non morte lo sa fare benissimo!
(Rilegge in modo
veloce.)
Nei
meandri più antichi del nostro spirito inquisitivo si nasconde una prigione che
condanna
innumerevoli istinti, questa repressione avviene per forgiare lo spirito e
rendere le barriere del mortale superabili…
Cornelio
(Continua a recitare senza pausa sulla lettura di Oniria, che nel frattempo sta uscendo senza farsi sentire.)
(Continua a recitare senza pausa sulla lettura di Oniria, che nel frattempo sta uscendo senza farsi sentire.)
per forgiare lo spirito e
rendere le barriere del mortale superabili, ridimensionando in noi nuova luce.
Isabella
(Tono etereo come in trance.)
Nelle cavità di qualsiasi
sogno, cantano, impercettibilmente, i prigionieri della nostra morale che, al
momento del raggiungimento della nuova forma volatile
si passa ad una condizione
di…
(Guardando il
giornale.)
Oniria guarda!
(Alza gli occhi e nota la sua assenza e sbalordita continua.)
parlano della tua non morte…
Oniria?
[…]
Passaggi dal “Lycalione”
[…]
Emmanuel
C’è il
deserto nei cuori dell’uomo su Eta Arturoi, un amaro e sterminato deserto; non
vi è Eloha che vi soffi sopra, non vi sono Ninfe che vi danzino con brio, e il
suo flavo anemico cielo suscita angustia, quel cielo del mondo di dentro dove
ognuno è chiamato a delineare le proprie costellazioni.
Nei meandri
della densa foschia dei pensieri la consapevolezza diviene oblio ed io credo di
aver esaurito le parabole...
Leonlupo
Nooo!
Noooo! Non dire così Mastro, c’è sempre la speranza. Eppoi, se si son esaurite
le parabole ci stanno pur sempre le iperboli, le ellissi... (risata ilare) Devo presentarti un mio amico che
potrà aiutarti a risolvere il problema, si chiama Pitagora, infallibile nei
suoi teoremi.
(Sorridono tutti,
anche se Emmanuel, velatamente)
Sophia
Ha ragione
Lycalìone, amore mio. La speranza tra tutte le armi è la più leggera ma anche
la più pesante, e la si può sempre portare con sé inveduta.
Leonlupo
Che bello
Sophia! Non avevo mai pensato alla speranza come un’arma. C’è chi dice in giro che
sia un male, o forse un ... melo
(pensa confuso,
grattandosi il mento e guardandosi intorno come a chiedere suggerimento)
perché ti
fa arrendere all’attesa, ma c’è chi dice sia un bene perché è quella forza
nascosta, come la paura, che può alimentare la fiamma del guerriero
dormiente... Una sveglia! Ecco, una sveglia!!!
(si guarda attorno
confuso e si gratta la testa)
Sveglia? Ma
cosa è una sveglia?
Emmanuel
(Accennando un
sorriso che poi smorza nel pensiero)
L’uomo,
l’uomo da essenza del tutto ad essenza del niente. L’uomo non è più duale come
la speranza. Forse lo fu, prima che venne “rivisitato” così perdendo il
naturale senso evolutivo. Ora ha smarrito il suo centro di gravità fisso. S’è
convinto di essere trino, “corpo anima e spirito” e in questa sua intricata
persuasione vaga tra i chiaroscuri della confusione.
Nell’esser
tre dimentica che tutto è la somma di uno, e qui ci vorrebbe il tuo amico
Pitagora, caro Lycalìone. Guardate, guardate le loro divinità... Un padre, un
figlio ed un santo spirito. Tutto al maschile, non v’è spazio per Madre Natura,
la Grande Madre.... Ma non sentite l’odore di catrame giungere dai valichi
oscuri del tempo... Brucia, l’aria brucia il respiro di futuri tempi remoti.
[…]
Ancora da “Lycalione”:
[…]
Emmanuel
Ti amo
immensamente Sophia, sei il mio completamento, sei il mio io femminile ed il
tuo respiro è l’aria che alimenta il mio fuoco, mettiamoci giù e ascoltiamo il
canto del nostro amico leonlupo, mentre l’amore ci porta via
(Si mettono giù, con
Sophia che intreccia le sua gambe con quelle di Emmanuel la mano sul ventre e
la testa sul petto).
Leonlupo
(Inizia a cantare una
canzone accompagnandola con la chitarra, ed il fuoco lo accompagna nel
ritornello)
Notte a cui
rubai la Luna
complice la
Dea Fortuna
nei meandri
del ventre viaggiai
solo non
vuol restare il Sole
cerca
sempre una sconosciuta
con cui
riempir le ore d’amore
il piacere
che sa
di fragole
e more
di sale e
di mare
costa nulla
amare
un attimo a
dare
da tempo
immemore
il
desiderio del fiore
Nel
rossetto rosso rosso
Il sangue
si fa mare mosso
esalta il
suo colore
come rosa a
primavera
i capelli
grano a giugno
Ed io
giungo a conclusione che
il piacere
che sa
di fragole
e more
di sale e
di mare
costa nulla
amare
un attimo a
dare
da tempo
immemore
il
desiderio del fiore
Ecco come
si divertono loro, Gisella Torrisi e Nunzio Cartalemi, ed io più di loro…
Gisella Torrisi
Nunzio Cartalemi
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