di Sebastiano A. Patanè-Ferro

sabato 19 maggio 2012

due poesie di Villa Dominica Balbinot




contrazioni tra il movimento dello giungere della notte e la stasi della carne calcinata, contrazioni che impressionano la pellicola dell’anima dove la brava Dominique si insedia toccando quei punti che lasciano riflettere sulle fragilità, sull’effimero che rappresentiamo ma, soprattutto, su quel silenzio che di fatto, determina la “fine “ reale.
“Aveva veduto”, lei aveva veduto! mette in soggezione questa affermazione e rattrista allo stesso tempo perché è nel ripasso finale della propria vita che si comprendono i fuochi celesti atti a purificare e la dissolutio che libera dall’involucro un’anima ora pronta a procedere nel suo cammino eterno.          
Aveva veduto già fin dalla “ermetica stanza” lo scioglimento delle due entità che la componevano e, nel continuare, dove si arriva ad esercitare e ad allargare la grande pressione del dolore anche alle cose intorno, la terribile e vera affermazione di come un granello trascina una valanga ("Ma i morenti vengono sentiti solo/
da quelli che muoiono con loro").
E' una lancia che penetra la più dura corazza la poesia di Villa Dominica Balbinot, con gli effetti permanenti di un verso che non si dimentica.

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E giunse così la prima notte

E giunse così la prima notte:
dalla finestra entrava
una luce boreale…

Nell’ermetica stanza
(come se dalla febbre a lei fosse,
la calcinata carne)
la sala operatoria, l’obitorio, il purgatorio
tutto sembrava a un passo,
asfissiata essa nei pozzi ciechi,
nella dissolutio sua,
con la svuotata orbita,
quel morbo,
tutte le abominazioni pallide.
Aveva veduto,
la triste terra solitaria,
l’elemento possente
- e quel fuoco celeste,
il silenzio degli uomini…




Quei calici purpurei

Davanti a un cristo
crudelmente incoronato
la polvere delle parole cadeva,
come da disegni smagnetizzati

Dunque tutto era crudo e diffidente,
in quell’immensa rimembranza della morte,
i genitori soffocati nell’argilla.
Ma i morenti vengono sentiti solo
da quelli che muoiono con loro
( e che forse sacrilegi vanno a profetare ):
e sui crani di intere famiglie
-con le radici in un lago svaporato-
ogni giorno sanguinano rappresi,
i calici purpurei dell’epiphyllum
( Loro le apparivano talvolta,
e come ad altri la defunta sposa…).


2 commenti:

villa dominica balbinot ha detto...

caro Sebastiano sono arrivata per puro caso su questo tuo blog,mi sento molto apprezzata da te con questa tua scelta, ti ringrazio tanto per ciò che dici e per le parole conclusive del tuo intervento

grazie molte

un caro saluto

villa dominica balbinot

Antonino Caponnetto ha detto...

Una poesia che incide e che ha il coraggio di recidere, che avvicina e allontana gli oggetti e i sentimenti, le immagini del reale e quelle puramente e pericolosamente poetiche, immagini che la poesia stessa trascende, tramutandole in altri e diversi elementi dell'aspra e soave, vitale realtà.