Si scioglie al sole di un fiore e si ricompone basalto per assorbire le cime dei boschi e farne dono. Così Amina Narimi prende e cede le armi della parola sussurrata e poi scritta, a quel quotidiano che ci vede succubi di una realtà largamente fraintesa e deformata dal disamore, e ci difende e si difende da tutte quelle frivolezze che riempiono di niente il sorriso altrimenti confortante.
Dal
suo mondo intriso di fiaba, ma non ingenuo, colmo di quella speranza che ognuno
dovrebbe tenere stretta cercando ogni strada per riportarla incanto e desiderio di riscatto, Amina grida i
sentimenti e li spinge oltre i sordi rumori del potere, della corruzione e dell’ipocrisia.
Il
suo sogno poetico sorge dalle “foreste appena nate” e si propaga attorno al mondo intriso del
profumo del bosco vecchio, si tende fino
al sale e si bagna d’amore, poi, ci dona l’arco intero della passione
attraverso la parola, colta da quella sua anima immensa. Lei, è la sua stessa
poesia e sorride...
Un vento favorevole
Là sulla cima qualcuno si
addolora.
Se la casa traboccasse di
fiori
l’uccello azzurro in
lontananza
gonfierebbe nel petto i
profumi ?
Mi chiedo se curi ancora i
tuoi bachi da seta.
Da noi è nato un nuovo
pinocchio,
dalla casa di ogni regalo.
È così commovente-
come la pioggia alla quercia
dello stabat
sui pini slanciati, invece,
ci faceva sorridere.
L’ho rivestito con i fogli
del domenicale,
solo un lembo di stoffa, il
tuo rosamacchia,
per l’abbecedario.
Si guarda intorno così
stupito,
come se cadesse dalle nuvole
il magenta che mi colora il
viso
quando lo accarezzo.
Ha le fontanelle aperte,
sai?-
una traccia lieve sotto il
cappello
per sentirti arrivare fin
qui,
nei due bracci del fiume,
come un ruscello
sopra i frutteti del cuore.
Ci vorrà un vento favorevole
ad asciugare i suoi occhi,
per stare nella luce
che la luce scopre.
Un buco è tutto per la luce
Benedetto dall’esistenza, e
dal suo peso,
l’oceano pur immenso resta
calmo,
tra le infinite madri della
terra,
facendo boschi nuovi di ogni
onda,
spingendo sulle palpebre le
mani
nel luogo più profondo, il
più elevato,
per sbucare nei polmoni di un
fratello
con l’odore delle lettere del
pane.
Dove l’acqua va nel bianco e
si ritira
attaccheremo noi al seno la
sua voce,
la coveremo come un fuoco, a
cielo aperto,
muovendo l’aria, e fosse solo
un goccio,
la saliva, è quello che ci
serve,
per la limpia tra il sambuco
e il falso pepe,
a risalire i pozzi insieme al
canto
del più piccolo respiro della
polvere –
perché tutto è una ferita,
e un buco è tutto
per la luce.
Una foresta appena nata
È solo umano, dici,
separare i vivi e i morti,
solo umano.
Questa la trasformazione?
Imprimersi la terra dolorosa
e divenire quelle api
trasparenti
che posano al riparo il latte
d'oro
dalla perdita?- La casa e il
fontanile,
la baracca per dipingere di
babbo,
la cassetta per i merli ai
ripostigli della neve-
L’amigdala dei padri è nostro
mantello?
Il vaso umano il frutto e il
grappolo,
la speranza? Ti ho lasciata
andare via
proprio ieri sera, e tu
sei tornata indietro, in una
notte,
come quell’amica alla radura
portando in mano doni
antichi,
dal di dentro. Sul tuo fiato
trema, la mia mano, più
vicina
al piccolo seme ridente-
se il caldo del sole
che avverto in preghiera
è il mite fruscio di ogni
radice
il peso dei passi alla
fontana,
le piccole ombre ricche di
voci.
Ubbidiente al bruno splendore
della tua forza,
al mantello nel vento
della tua lamentazione,
sprofondo,
nell'infinita richiesta di
questo silenzio,
e respiro, respiro
come una foresta appena nata.
2 commenti:
Grazie Samech, come amo chiamarti, Sebastiano, hai portato un improvviso di gioia nei miei occhi infantili e commossi..Sei un Poeta che vive nel mio cuore, fa così tanto giorno nel leggerti ...Grazie, profondamente grazie, con un largo d'aria che ti abbraccia all'infinito
A te, Amina, per quello che dici, per come lo dici e per la meraviglia che sei...
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