Quando ho ascoltato Salvatore
Militello la prima volta, era a Gela, per l’anniversario della nascita del
poeta Salvatore Quasimodo, non ho
seguito quello che diceva bensì, come lo diceva. Ricordo che percepivo un suono
colto, trascinante ed anche penetrante e Militello, leggendo un paio di poesie,
mi coinvolse in modo particolare. Quello
che mi colpì di più, fu la passione con la quale si poneva, quella passione che
fa di una persona qualunque, un poeta che cerca di trasferire i propri
sentimenti nell’anima degli altri per ottenere una diversa e migliore interpretazione
del mondo e della vita.
Nelle due poesie che qui propongo
vediamo come l’espressione umile diventi forza e coraggio di accettare il
dualismo che confligge l’uomo eternamente. Ogni medaglia ha sempre due facce ed
una, spesso, è quella sulla quale dobbiamo far ricorso per il riscatto
dell’altra che ci affonda e ci
abbruttisce. Subentra l’analisi di un “compiuto” che diventa tarlo da eliminare
e, da buon poeta e uomo coraggioso, lo affronta senza remore sino a raggiungere
l’abbattimento di quello stato con la certezza che “è tempo di luce”.
Ecco lo scopo del poeta Salvatore
Militello: l’abbattimento dei sensi di colpa e il continuare camminando in un
territorio pulito attraverso la poesia.
Nella poesia “A mia madre”, vediamo
l’uomo spoglio di ogni orpello che gli anni hanno costruito e, senza tuttavia
ritornare fanciullo, infonde alla madre il giusto coraggio per affrontare il
cammino che le si para davanti.
E’ la natura che ci impone questo
e Militello lo spiega così come deve essere spiegato, con la semplicità,
l’amore e il dolore. La madre è un dono grande, il più grande certamente e,
infine solo tra le sue “ginocchia stanche” ogni pensiero trova la vera dimensione
e solo lì rimangono i grandi valori dell’uomo.
La poesia di Salvatore Militello
è una poesia che va ingoiata e lascia in bocca quel sapore aspro e bellissimo
della vita.
IL TARLO
Non sono l’acrobata esperto,
il mio piede vacilla sul filo
dell’incostanza.
Viaggio nelle tentazioni.
Il respiro preme il mio sterno,
confuse visioni s’aggrovigliano
nella mente.
Il demone dell’inganno
mi tira nella sua palude.
In queste acque
mi infango di tenebre.
La faccia dipinta di vergogna
si riflette nel gioco
degli specchi.
Mi addentro in una grotta bieca,
fuoriesco con la dignità in frantumi.
Dov’è la ragione?
Gaudente, intravedo appena
la fiaccola della logica.
Prima che la burrasca arrivi,
raccogli le mie bugie
e mischiale alle tue verità.
Non voglio più indignarmi
dell’altro mio
volto.
Porgimi la ghigliottina,
devo decapitare
il tarlo che mi tormenta:
è tempo di luce.
MADRE
Il dondolio del tempo
ha chiuso il tuo sorriso
nel silenzioso cerchio della vita.
Ora te ne stai rannicchiata
sulla sedia dei ricordi
a cullare remote immagini.
Lo scialle rosa
è rimasto incompiuto
e i tre gomitoli di lana
sono rotolati nell’oblio.
Alzi la mano tremante
verso la porta
e con voce flebile
pronunci il mio nome.
Verrò a trovarti
con la torcia accesa, madre,
per dare luce e calore
ai tuoi pensieri spenti.
Strofinerò i tuoi occhi
con l’indice caritatevole,
riempirò lo spazio
del tuo sguardo assente,
porrò ancora il capo
sulle tue ginocchia stanche.
Madre, porto il tuo amore nel sangue
e il tuo dolore nel cuore.
Ho inciso le tue iniziali
sul ciondolo d’argento,
l’ho incatenato al collo,
oscilla ad ogni tuo lamento.
Madre, porto il tuo amore nel sangue
e il tuo dolore nel cuore.
Ho inciso le tue iniziali
sul ciondolo d’argento,
l’ho incatenato al collo,
oscilla ad ogni tuo lamento.
Salvatore Militello, nato a Niscemi il 17 Ottobre del 1964,
da sempre nutre l’amore verso la poesia. Inizia a scrivere versi all’età di
tredici anni ma solo dopo un’attenta riflessione, anni dopo, decide di affacciarsi al mondo
letterario.
Nell’anno 2008 in occasione della Giornata Internazionale
della Pace San Francesco d’Assisi città di Piazza Armerina (EN), riceve il
Diploma Accademico per la classe letteratura; conferito “dall’Accademia
Araldica Internazionale Giovanni Paolo II ”, Università della Cultura - Roma.
Nel 2009 presso il Teatro Comunale la Fenice Biancavilla
(CT) viene Menzionato nell’antologia “Flussi e riflussi del cuore ” fra i poeti
che si sono distinti per gli aspetti metafisici dell’esistenza.
Nel 2010, 2° classificato
alla “IV Edizione del premio Internazionale
di poesia Magnolia ” di Roma, sempre nello stesso anno presso il Comune di Rimini
riceve il diploma di merito per gli Artisti che si sono distinti per “
L’identità e la creatività nell’Arte Italiana contemporanea ”.
Nel giugno del 2010 pubblica il volume di poesie “ Esaltazione
dell’essere ”
Nel 2011 Menzione al “III Concorso nazionale di poesia città
di Chiaramonte Gulfi” (RG).
Nel 2012 scrive l’Incipit del volume degli inediti del poeta
niscemese scomparso “Mario Gori”, si classifica al 2° posto nel “Concorso
nazionale di poesia Nòema” di Niscemi (CL); sempre nello stesso anno viene
menzionato alla “ XXVI Edizione Concorso Nazionale di Poesia Città di Foligno
”; Menzione alla “XXVI Edizione del Concorso nazionale di poesia L’angolo del
poeta” Fiera Emaia di Vittoria” (RG); 3° classificato al “IV Concorso nazionale
di poesia città di Chiaramonte Gulfi” (RG); Menzione alla “10 edizione del
Premio nazionale di poesia Mario Gori” di Impruneta (FI); Menzionato al “Premio
Letterario Internazionale Poeti e Scrittori Siciliani “Quando il cuore canta” di
Caltanissetta; finalista al concorso di poesia bandito dalla casa editrice
Parole sezione poeti e poesia - inserito nell’antologia dei poeti contemporanei
italiani.
2013 1° classificato al “Premio Nazionale caffè letterario
il convivio città di Caltagirone” (CT); 2° Classificato alla “XXVI Edizione del
Concorso nazionale di poesia L’angolo del poeta” Fiera Emaia di Vittoria” (RG);
Menzione al “Concorso internazionale di poesia La Gorgone d’oro città di Gela”
(CL).
2 commenti:
una poesia reale, che si tocca con mano e a tratti scotta.
Due poesie bellissime
Posta un commento