di Sebastiano A. Patanè-Ferro

venerdì 3 maggio 2013

Una poesia di Cristina Bove



da "Mi hanno detto di Ofelia" Ed. Smasher 2012



E’ con l’identificazione di un attuale contraddittorio che leggo questi versi di Cristina Bove che suppone un discorso del principe Amleto che si annebbia e dibatte nel suo eterno dilemma. 

di un castello di carte (Elsinore, sapete,
è un luogo scritto) niente di fatto

quindi un "non essere" consapevole all'interno di un tempo che è un puntino tra parentesi, fra un cogito ergo sum e l'inaffidabilità dei sensi, spesso, dichiaratori del falso oggettivo.  Ma di quanti luoghi “non di fatto” è costruita l’intera impalcatura di questa società? Di quante parole e solo parole son fatti i monumenti ad una inesistente gloria di un principe che non riesco a decontestualizzare dall’odierno marasma che ci circonda?
La follia intesa come degenerazione dei valori ma anche come follia, nel non saper più ascoltare, che fa crollare la comunicazione in una immensa babele e nel peggior dei casi, svalorizza quell’umanità che dovrebbe, a dirla con Nietzsche, risparmiare la vergogna al genere.
Cristina Bove non si limita alla sola denuncia ed ironizza sagacemente sulla morte, di Ofelia prima

a me pareva
d’averla tra-lasciata
a tra-spirare in vasi di cantina

e sulla stessa di Amleto che di questo chiede.
Il testo qui presentato ha un carattere brillante,  teatrale ma, soprattutto, di forte incidenza filosofica, cosa non nuova nella scrittura di questa splendida autrice.




Mi hanno detto di Ofelia


Voci di corridoio (locuzione scontata)
eppure dice
che l’oggetto ci sembra in dedicato
verbale
allora qui domando se qualcuno
l’ha vista nello scorrere del fiume
o dormire
o morire
o l’uncino di un albero di acacia
l’abbia trafitta in salvo

a me pareva
d’averla tra-lasciata
a tra-spirare in vasi di cantina

Nel dilemma
mi annebbio e mi dibatto
considerato che
se sono matto, se racimolo aut-aut
dalle rovine
di un castello di carte (Elsinore, sapete,
è un luogo scritto) niente di fatto
non sono più sicuro del mio nome
e dell’Ofelia
ho perso ogni contatto. Mi darete notizie?
Mi farete sapere se son morto?..

vostro
Amleto





Cristina Bove nasce a Napoli il 16 settembre 1942 e vive a Roma dal ’63.
Sin da piccolissima ha avuto il gusto del disegno, a nutrire la passione per la lettura
e, più avanti, si sono aggiunte la scultura, la scrittura.
“oggi scrivo soprattutto poesia e mi sento testimone del mio tempo e della mia esistenza. Amo la libertà e la giustizia, penso che il rispetto della diversità sia un valore fondante tra gli esseri umani” scrive su una breve autobiografia pubblicata su Poetarum Silva.
Alla costante ricerca di un significato in questo infinito mistero in cui si sente immersa, Cristina Bove afferma di non porsi più, tuttavia, domande inutili.
Ciò che ama è l’interezza della vita, i suoi cari, “e tutti gli esseri umani dal cuore buono e dalla mente aperta.” (C.B.)
E’ presente in diverse antologie tra cui:
Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli); La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo); Antologia del Giardino dei poeti (a propria cura e di altri poeti); Fragmenta (a cura della Ed. Smasher).
Fiori e fulmini; Il respiro della luna; Attraversamenti verticali, sono le tre raccolte di poesia pubblicate per la casa editrice Il Foglio Letterario. Mi hanno detto di Ofelia per la Ed. Smascher.(2012)

Blog: http://cristinabove.wix.com/cantonianimati


7 commenti:

federica sabbatini ha detto...

Bellissime immagini. Una poesia che diviene racconto, spiegazione per poi tornare poesia e quindi universale.

Grazie Sebastiano per la lettura.

cristina bove ha detto...

Sempre gentile con la mia poesia, ti ringrazio infinitamente, Seb!
Anche per come sei entrato nell'essenza delle mie tematiche.
un abbraccio
cri

Antonino Caponnetto ha detto...

Cara Cristina, le emozioni, le tensioni sono molto forti, quelle emotive tanto, quelle intellettive di più. Non scherzo se dico che ne affiderei la lettura a un filosofo: uno come Remo Bodei, ad esempio. Sensazioni struggenti e coinvolgenti in modo, per me, quasi totalizzanti.

Antonino

cristina bove ha detto...

Grazie, Federica.

E grazie a te, Antonino, che empaticamente hai "sentito" anche altro.

Anonimo ha detto...

Io mi dilato, accantonandomi, riservato, da un'ode sequestrato, si mi lascio rapire dall'eleganza dello spirito pulito, da solo smacchiandomi da scorie rilasciate dalla terra quando è impura.

francesco di franco

Doris Emilia Bragagnini ha detto...

o l’uncino di un albero di acacia
l’abbia trafitta in salvo

Questa immagine su tutto mi colpisce. Quell’uncino che si fa Poesia, salvifica, dal nulla dell’approssimazione, confusione, livellamento piano di termini e princìpi... certamente Ofelia è stata tratta in salvo, ditelo ad Amleto! Brava Cristina e grazie a Sebastiano.

Doris

cristina bove ha detto...

grazie a Francesco per la suggestione del commento.

e a Doris per la lucidità con cui trae significati interessantissimi anche per me.