da "Mi hanno detto di
Ofelia" Ed. Smasher 2012
E’ con l’identificazione di un
attuale contraddittorio che leggo questi versi di Cristina Bove che suppone un
discorso del principe Amleto che si annebbia e dibatte nel suo eterno dilemma.
di un castello di carte (Elsinore, sapete,
è un luogo scritto) niente di fatto
quindi un "non essere" consapevole all'interno di un tempo che è un puntino tra parentesi, fra un cogito ergo sum e l'inaffidabilità dei sensi, spesso, dichiaratori del falso oggettivo. Ma di quanti luoghi “non di fatto”
è costruita l’intera impalcatura di questa società? Di quante parole e solo
parole son fatti i monumenti ad una inesistente gloria di un principe che non
riesco a decontestualizzare dall’odierno marasma che ci circonda?
La follia intesa come
degenerazione dei valori ma anche come follia, nel non saper più ascoltare, che
fa crollare la comunicazione in una immensa babele e nel peggior dei casi,
svalorizza quell’umanità che dovrebbe, a dirla con Nietzsche, risparmiare la
vergogna al genere.
Cristina Bove non si limita alla sola denuncia ed ironizza sagacemente sulla morte, di Ofelia prima
Cristina Bove non si limita alla sola denuncia ed ironizza sagacemente sulla morte, di Ofelia prima
a me pareva
d’averla tra-lasciata
a tra-spirare in vasi di cantina
e sulla stessa di Amleto che di
questo chiede.
Il testo qui presentato ha un
carattere brillante, teatrale ma, soprattutto, di forte incidenza
filosofica, cosa non nuova nella scrittura di questa splendida autrice.
Mi hanno detto di Ofelia
Voci di corridoio (locuzione
scontata)
eppure dice
che l’oggetto ci sembra in
dedicato
verbale
allora qui domando se qualcuno
l’ha vista nello scorrere del
fiume
o dormire
o morire
o l’uncino di un albero di acacia
l’abbia trafitta in salvo
a me pareva
d’averla tra-lasciata
a tra-spirare in vasi di cantina
Nel dilemma
mi annebbio e mi dibatto
considerato che
se sono matto, se racimolo
aut-aut
dalle rovine
di un castello di carte
(Elsinore, sapete,
è un luogo scritto) niente di
fatto
non sono più sicuro del mio nome
e dell’Ofelia
ho perso ogni contatto. Mi darete
notizie?
Mi farete sapere se son morto?..
vostro
Amleto
Cristina Bove nasce a Napoli il 16 settembre 1942 e vive a Roma dal ’63.
Sin da piccolissima ha avuto il gusto del disegno, a nutrire la passione per la lettura
e, più avanti, si sono aggiunte la scultura, la scrittura.
“oggi scrivo soprattutto poesia e mi sento testimone del mio tempo e della mia esistenza. Amo la libertà e la giustizia, penso che il rispetto della diversità sia un valore fondante tra gli esseri umani” scrive su una breve autobiografia pubblicata su Poetarum Silva.
Alla costante ricerca di un significato in questo infinito mistero in cui si sente immersa, Cristina Bove afferma di non porsi più, tuttavia, domande inutili.
Ciò che ama è l’interezza della vita, i suoi cari, “e tutti gli esseri umani dal cuore buono e dalla mente aperta.” (C.B.)
Sin da piccolissima ha avuto il gusto del disegno, a nutrire la passione per la lettura
e, più avanti, si sono aggiunte la scultura, la scrittura.
“oggi scrivo soprattutto poesia e mi sento testimone del mio tempo e della mia esistenza. Amo la libertà e la giustizia, penso che il rispetto della diversità sia un valore fondante tra gli esseri umani” scrive su una breve autobiografia pubblicata su Poetarum Silva.
Alla costante ricerca di un significato in questo infinito mistero in cui si sente immersa, Cristina Bove afferma di non porsi più, tuttavia, domande inutili.
Ciò che ama è l’interezza della vita, i suoi cari, “e tutti gli esseri umani dal cuore buono e dalla mente aperta.” (C.B.)
E’ presente in diverse antologie tra cui:
Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli); La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo); Antologia del Giardino dei poeti (a propria cura e di altri poeti); Fragmenta (a cura della Ed. Smasher).
Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli); La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo); Antologia del Giardino dei poeti (a propria cura e di altri poeti); Fragmenta (a cura della Ed. Smasher).
Fiori e fulmini; Il respiro della luna; Attraversamenti verticali, sono le tre raccolte di poesia pubblicate per la casa editrice Il Foglio Letterario. Mi hanno detto di Ofelia per la Ed. Smascher.(2012)
Blog: http://cristinabove.wix.com/cantonianimati
Blog: http://cristinabove.wix.com/cantonianimati
7 commenti:
Bellissime immagini. Una poesia che diviene racconto, spiegazione per poi tornare poesia e quindi universale.
Grazie Sebastiano per la lettura.
Sempre gentile con la mia poesia, ti ringrazio infinitamente, Seb!
Anche per come sei entrato nell'essenza delle mie tematiche.
un abbraccio
cri
Cara Cristina, le emozioni, le tensioni sono molto forti, quelle emotive tanto, quelle intellettive di più. Non scherzo se dico che ne affiderei la lettura a un filosofo: uno come Remo Bodei, ad esempio. Sensazioni struggenti e coinvolgenti in modo, per me, quasi totalizzanti.
Antonino
Grazie, Federica.
E grazie a te, Antonino, che empaticamente hai "sentito" anche altro.
Io mi dilato, accantonandomi, riservato, da un'ode sequestrato, si mi lascio rapire dall'eleganza dello spirito pulito, da solo smacchiandomi da scorie rilasciate dalla terra quando è impura.
francesco di franco
o l’uncino di un albero di acacia
l’abbia trafitta in salvo
Questa immagine su tutto mi colpisce. Quell’uncino che si fa Poesia, salvifica, dal nulla dell’approssimazione, confusione, livellamento piano di termini e princìpi... certamente Ofelia è stata tratta in salvo, ditelo ad Amleto! Brava Cristina e grazie a Sebastiano.
Doris
grazie a Francesco per la suggestione del commento.
e a Doris per la lucidità con cui trae significati interessantissimi anche per me.
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